Programmazione Neuro Linguistica: un’opportunità per l’organizzazione
di Anna Maria Megna
                In “Personale e lavoro.  Rivista di cultura delle Risorse Umane” 
              598 -Anno LIV n. 3 – Marzo 2018
              
La Programmazione Neuro Linguistica (da qui in avanti PNL) è un modello  che studia le abilità di persone eccellenti, qualunque sia il loro campo  d’azione: azienda, scuola, medicina, sport, ecc.
                L’idea è che alla base di una eccellenza ci sia una struttura  decodificabile, apprendibile e ripetibile. 
                Sintetizzare un modello come quello della Programmazione Neurolinguistica  in poche righe non è semplice. 
                E' come se si cercasse di raffigurare l'intero mare, con le sue  proporzioni, in una tela dalle dimensioni ridotte: è un'impresa impossibile.  Ciò che tuttavia il pittore può tentare di rappresentare è lo  "spirito" del mare: Plasson, personaggio di un romanzo di Alessandro  Baricco, dipinge il mare solo e semplicemente con acqua di mare.
                E'  un tentativo anche questo di  cogliere l'essenza.
                La PNL è nata negli anni '70 negli Stati Uniti quando due studiosi,  Richard Bandler e John Grinder, dietro l'impulso di Gregory Bateson, fondatore  del gruppo di Palo Alto,  iniziarono ad osservare  e studiare l'operato di alcuni tra i migliori psicoterapeuti dell’epoca.   In particolare venne preso in considerazione  il lavoro di Milton Erickson (ipnoterapeuta), di Virginia Satir ( terapeuta della famiglia) e  di Fritz Perls (terapeuta della Gestalt).
                Scopo di tale studio era comprendere come tali terapeuti riuscissero ad  ottenere in modo costante risultati eccellenti e quali fossero quindi le loro  modalità d'azione per poterne cogliere la struttura e renderla  accessibile ad altri, cioè riproducibile  e  modellabile.
                Le domande fondamentali dal punto di vista della PNL sono state: “Come fanno le persone eccellenti ad  essere tali? Quali sono i comportamenti che agiscono? Quali le capacità che  mettono in atto? Quali i valori e le convinzioni che li supportano?”
                L’idea di fondo è che, indipendentemente dai contenuti, l’eccellenza sia  prodotta da una struttura dell’esperienza soggettiva decodificabile,  apprendibile e ripetibile. 
                La domanda determinante che si pone la PNL, infatti,  è la seguente: qual è la differenza che fa la  differenza tra una persona eccellente in una abilità ed una persona che non lo  è?
                I fondatori della PNL hanno in questo senso colto questa differenza nella  loro illuminante definizione di questo modello che consiste nello studio della struttura dell’esperienza  soggettiva.
                Suo principio fondamentale è che ogni comportamento deriva dai processi  neurologici (Neuro) che  rappresentiamo e organizziamo nella nostra mente (Programmazione) in sequenze, modelli e strategie attraverso dei  mezzi che sono costituiti dal linguaggio e dai sistemi di comunicazione (Linguistica).
Possiamo dire che la PNL é un modello che studia "la struttura e l'organizzazione dei processi  interni e dei comportamenti", "l'esperienza soggettiva di una persona e di come trasferire un  comportamento da una persona all'altra", partendo da un presupposto  fondamentale e cioè che “tutti siamo  dotati dello stesso sistema neurologico, per cui se qualcuno è in grado di fare  qualcosa in questo mondo, chiunque altro può farlo, a patto di far funzionare  il proprio sistema esattamente allo stesso modo”. 
                
                In questo senso, il riflettore va puntato sulla struttura della  comunicazione con se  stessi/con gli  altri che produce il risultato eccellente: osservare, comprendere e  metabolizzare come le persone comunicano tra di loro e al loro interno e quali  strategie utilizzano per raggiungere in modo efficace un obiettivo.                                                                                                                                                                                                                                                                                 
                Alla base di tutto ciò c’è l’assunto che ogni comportamento ha una  struttura individuabile e riproducibile attraverso uno strumento che in PNL si  indica come modellamento.
                Modellare significa individuare gli elementi fondamentali di un  comportamento eccellente, che ne costituiscono la struttura e le regole che  mettono in relazione questi elementi: non imitare esteriormente o passivamente  il modello (ad esempio un venditore eccellente, un oratore eccellente ecc…),  bensì individuare e acquisire il cuore di quel comportamento, lo schema di  fondo su cui è basato e che può essere riprodotto da un’altra persona in  qualsiasi occasione.
                Da ciò è facile comprendere come la PNL sia estremamente preziosa e interessante  all’interno di una organizzazione.
                Si tratta infatti di un modello che, oltre ad essere efficace per  intervenire in modo positivo nel campo della leadership, della gestione dei  gruppi, della selezione, della valutazione del potenziale, della negoziazione, del  raggiungimento degli obiettivi aziendali, della gestione del cambiamento – solo  per citare alcuni utilizzi - insegna anche a decodificare, rendere apprendibili  e ripetibili le eccellenze già esistenti e a favorire la creazione di nuove  eccellenze, anche trasversali ai vari ruoli aziendali. 
Un esempio specifico possono essere i comportamenti e le competenze in  materia di relazione e comunicazione. 
                Sappiamo che in ogni organizzazione aziendale le relazioni e la  comunicazione sono sempre più importanti per la funzionalità dell’impresa.
                La PNL è fondamentale per migliorare le relazioni e la comunicazione sia in  situazioni di normalità, sia in situazioni di difficoltà.
                Si è appurato che una relazione/comunicazione efficace richiede una  struttura ben precisa che possiamo identificare inizialmente in tre step:
- Calibrazione: la prima fase per una comunicazione efficace consiste nella raccolta di informazioni. Ascoltare e osservare l’interlocutore senza immediatamente interpretare e/o giudicare quello che fa e dice. Calibrare serve a raccogliere informazioni circa la mappa del mondo dell’altro (linguaggio verbale e analogico, strutture linguistiche, convinzioni, valori, metaprogrammi) per poter poi relazionarsi e comunicare passando alla fase del
 - Ricalco: è la seconda fase per una relazione/comunicazione efficace e consiste nel creare sintonia con la mappa del mondo dell’interlocutore parlando il suo stesso linguaggio (verbale e non verbale). Radicalizzando la metafora, è’ come parlare inglese con un inglese, giapponese con un giapponese, per arrivare ad un vero e limpido confronto sui contenuti (e non solo) che avviene nella terza fase.
 - Guida. Guidare significa farsi seguire dalla persona in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati. Influenzando e avendo creato un rapport (in termini generali potremmo parlare di feeling), con l’altro.. Tutto ciò funziona quando c’è una intenzione positiva nei confronti dell’altro.
 
La PNL ha consentito di verificare che l’eccellenza della comunicazione non  si produce sul piano della condivisione del contenuto, ma avviene attraverso la  creazione di una vera ed efficace relazione, un rapport con l’interlocutore che  è possibile proprio utilizzando questo percorso relazionale e comunicativo:  calibrazione, ricalco e guida.
                Ecco che il focus sulla struttura dell’esperienza soggettiva consente di  cogliere gli elementi che fanno la differenza per realizzare una eccellenza.
Un ulteriore esempio, che fonda il proprio agire sul’aspetto strutturale  dell’esperienza soggettiva, è dato dall’utilizzo della PNL nel processo di  coaching, che è un momento di formazione e consulenza personale sempre più  utilizzato nelle organizzazioni come processo che aiuta le persone nel  raggiungimento dei propri obiettivi e/o nel superamento di situazioni critiche.
                Si tratta di fornire strumenti a persone e/o gruppi affinchè raggiungano  in modo efficace i propri obiettivi personali e/o professionali attivando risorse  e aumentando le loro capacità di performance.
                E la PNL, in quanto modello che studia la struttura dell’esperienza  soggettiva delle persone, in particolare delle persone eccellenti, fornisce  risorse per passare da uno stato problema ad uno stato desiderato.
                Questo modello aiuta in modo assai efficace a comprendere quali sono i  problemi alla base di difficoltà di vario tipo (relazionali, tecniche,  comportamentali, di problem solving…) e come definire nel modo più appropriato  l’obiettivo da raggiungere.
                
                Ma soprattutto come poter passare da uno Stato Problema (Sintomo) a uno  Stato Desiderato (Obiettivo) individuando le Risorse (interne o esterne)  necessarie per percorrere questo cammino e raggiungere la meta.
                La PNL insegna fondamentalmente che spesso i problemi non derivano dalla  scarsa conoscenza di contenuti, ma sono prodotti  dai limiti strutturali della nostra mappa del  mondo e che allargando i confini di questa mappa e arricchendola con nuove  modalità si risolvono automaticamente i problemi creando una più vasta gamma di  possibilità di scelte.
                Potremmo usare le parole di David Gordon:   “Finché non sono entrato nel mondo  della PNL io vivevo in un mondo nel quale la mappa era il territorio. Esploravo  quella mappa e scoprivo, secondo me, il territorio. Per me a quel tempo non  c’era separazione tra mappa e territorio. 
  La PNL ha aperto delle distinzioni  tra mappa e territorio, in particolare la relazione tra la struttura e  l’esperienza. 
  Una volta che una di queste porte  si è aperta ci sono possibilità infinite.
  La mia esperienza è stata  l’esperienza di un mondo che è diventato sempre più grande, più grande, più  grande e più profondo e più misterioso invece che più stretto, più stretto, più  stretto…
  Sono grato di avere adesso  quell’esperienza di una scoperta infinita, di possibilità infinite. Talvolta è  sfiancante, spaventoso, però non lo scambierei”.
E se agiamo sulla nostra mappa, abbiamo in PNL anche uno strumento il cui  utilizzo è molto frequente e prezioso in un percorso di coaching.
                Stiamo parlando dello S.C.O.R.E.
                Vediamo il significato di questa sigla, precisando che in questa sede  possiamo fornire solo qualche spunto per comprendere l’utilità di questo  strumento.
                
  S sta per Sintomo/i: è/sono  gli aspetti meglio osservabili e più consci di un problema. Possono essere  fisici, psicologici o di natura relazionale.
  C sta per Cause: Gli elementi di fondo  responsabili della creazione e della conservazione dei sintomi. Possono essere mappe rigide, credenze limitanti,  decisioni prese in base ad esperienze di riferimento traumatiche, gerarchie di  valori non adatte al contesto etc.
  O sta per Obiettivo/i: lo/gli  Stati Desiderati che si vuol sostituire ai Sintomi. E fondamentale che se ne  verifichi la buona formazione
  R sta per Risorse: Gli  elementi di fondo responsabili della rimozione delle cause dei sintomi e della manifestazione e  conservazione dei risultati desiderati
  E sta per Effetti: Le  conseguenze del raggiungimento degli obiettivi sia a livello della persona o  del gruppo, che del sistema più allargato).
Coloro che hanno a che fare con un’organizzazione, possono riscontrare  che è frequente la tendenza ad evitare i problemi che si manifestano attraverso  dei sintomi.
                E anche quando i problemi sono in piena luce e i sintomi sono evidenti,  sappiamo perfettamente che voler andar via da  qualcosa o voler evitare qualcosa non ci dice automaticamente dove vogliamo  andare o cosa vogliamo ottenere.
                In questo contesto l’utilizzo dello SCORE smaschera tutte quelle  “deviazioni” aziendali che ci autorizzano a non fare davvero i conti con le evidenze  che manifestano la presenza di un problema o di non definire che cosa si vuole  realizzare come obiettivo che sostituiscono il problema.
                Accade anche, in un’organizzazione aziendale, che non si riscontri  l’esistenza di un problema, ma semplicemente si definiscano degli obiettivi e  si verifichi successivamente il fatto che non si riescono a raggiungere.
                Anche in questo caso l’utilizzo dello SCORE è determinante, perché consente  di mettere in luce che cosa impedisce il raggiungimento di questi obiettivi,  individuando e rendendo evidente, attraverso gli strumenti della PNL, in che  modo  i sintomi e le cause sono responsabili  di una situazione conservativa e non evolutiva, ponendo ostacoli sulla strada  di una effettiva modifica della realtà attraverso il raggiungimento degli  obiettivi definiti.
Possiamo dire che la caratteristica fondamentale dello SCORE è  rappresentata dalla corretta definizione di un obiettivo ben formato e dalla  mirata individuazione delle risorse utili e determinanti per il passaggio da  uno stato problema (sintomi/cause ) a uno stato desiderato (obiettivo) o per  intervenire sullo stato presente (sintomi/cause)  che non consente di raggiungere uno stato  desiderato già definito (da trasformare in obiettivo ben formato), sempre attraverso  l’individuazione delle risorse utili e determinanti.
                Ed è proprio nella individuazione delle risorse utili e determinanti per  passare da uno stato problema a uno stato desiderato che è fondamentale  rimanere nel campo della struttura dell’esperienza soggettiva, anche utilizzando  il modellamento di persone eccellenti in relazione all’obiettivo da raggiungere  e facendo di questa possibilità di modellamento una ulteriore risorsa a  disposizione nel percorso di coaching.  
                
                Non abbiamo in questa sede lo spazio per una esposizione completa del  metodo SCORE. Possiamo delineare semplicemente alcuni elementi che già fanno  ben comprendere l’efficacia concreta e operativa di un percorso codificato che  illumina gli angoli bui della realtà che vogliamo modificare.
                E lo facciamo evidenziando alcune semplici domande che fanno parte del  percorso di coaching PNL che non intendono delineare un quadro completo del  lavoro da fare, ma  che sono indicative  della sua importanza :
- in che modo questo stato presente costituisce un problema ; quali sono i sintomi che dimostrano che è un problema;
 - quali sono le cause di questo problema/di questi sintomi;
 - cosa si vuole invece di questo problema; quale è l’obiettivo da raggiungere;
 - che effetti avrà il raggiungimento dell’obiettivo; quali saranno le conseguenze del raggiungimento dell’obiettivo;
 - di  quali risorse c’è bisogno per raggiungere quell’obiettivo; che cosa serve per  raggiungere l’obiettivo.
 
Bibliografia
                R. Bandler – J. Grinder, La struttura della magia, Astrolabio
                R.Dilts , Creare modelli con la PNL , Astrolabio
                R.Dilts, Il manuale del coach,  NLP Italy
                A. Deering, R. Dilts, J. Russell, Coaching e leadership. Alpha Leadeship,  NLP Italy
                Anna Maria Megna (a cura di), Intervista a David Gordon, (Da  “Strategie. Rivista Italiana di Programmazione Neuro Linguistica”, n. 3,  settembre –ottobre 2003, pp. 6 – 9)
      



