in “Persone e lavoro. Rivista di cultura delle risorse umane”, 
          n. 511,  anno XLV, n. 3 , giugno 2009
La  leadership emotiva fa  riferimento al modello di primal  leadership, che si fonda su concetti di tipo  neurologico : gli stati d’animo e le emozioni del leader e i comportamenti  consequenziali influenzano le persone che dipendono da lui.
            Secondo  Daniel Goleman, Richard Boyatzis ed Annie McKee “la grandezza di una leadership si fonda su …la capacità di far leva  sulle emozioni” (da “Essere Leader”,  Rizzoli), e sull’abilità di orientare emozionalmente chi lo circonda. Ciò  dipende dalla natura a circuito aperto del sistema  limbico, sede dei nostri centri emozionali. La  sua struttura fa sì che ogni persona sia terreno fertile per accogliere influssi  esterni che entrino in relazione con le emozioni. 
            Sulla  base di questo punto di vista, possiamo chiaramente comprendere l’importanza di  un  leader,  che quando agisce il suo ruolo può  essere considerato come un vero e proprio modello,  in grado di esercitare la sua influenza sugli stati d’animo e sui comportamenti  di chi lo circonda.
            Questa  consapevolezza non è nuova. Nel  218 a.C. il condottiero  cartaginese Annibale, prima di attraversare le Alpi per dirigersi su Roma,  pronunciò questa frase: “Noi troveremo  una strada, oppure ne apriremo una”. Se l’attribuzione corrisponde alla  verità,    possiamo comprendere come già allora un grande  leader fosse pienamente  consapevole di  quanto il modo di guidare i propri uomini può determinare risposte positive per  raggiungere il risultato.   
            In  quelle semplici parole, infatti,  si trova  il nucleo di ciò che può e deve essere un leader, con tutto  il suo spirito e la sua capacità di entrare  positivamente in relazione con l’aspetto emozionale e motivazionale che può  rendere concretamente possibile un risultato, agendo su presupposti impliciti  che non sono diretti al sistema cognitivo . 
            Analizziamo  brevemente questa frase nei suoi diversi elementi. 
Riferendosi  a recenti eventi, che negli Stati Uniti hanno visto emergere una importante  figura di leader, potremmo individuare una sintonia a livello di struttura con  in modello di leadership di circa 2000 anni prima :  pur in presenza di diversi contenuti sia  Annibale che Obama hanno utilizzato una modalità di leadership che potremmo  sintetizzare nell’ormai famosa frase   “si, possiamo” e sono entrati in relazione positiva con le emozioni.  
            Di  fatto Annibale ha agito come precursore di quella leadership che vede  nell’aspetto emozionale una leva fondamentale per sollevare e attivare le  risorse verso un risultato. 
            Allo  stesso modo e nella stessa direzione Daniel Goleman, Richard Boyatzis ed Annie  McKee (quando) affermano che: “Il compito  fondamentale dei leader è quello di innescare sentimenti positivi nelle persone  che gestiscono”. E continuano: “essi  sanno creare risonanza - una riserva di positività che libera quanto c’è di  meglio in ogni individuo”.
            Essi  hanno chiamato risonanza l’orientamento delle emozioni in senso positivo, quando il leader riesce a far  esprimere al meglio le capacità di ciascuno e dissonanza l’orientamento in senso negativo.
            Il  leader deve pertanto diventare consapevole della propria funzione di  testimonianza, come modello di riferimento e di influenza per coloro che  gestisce e comprendere che proprio per questo orienta le loro emozioni. 
Se  il leader è nervoso,  preoccupato,  indeciso il suo stato potrà influenzare quello  dei collaboratori: i suoi stati o emozioni disfunzionali li influenzerà nel  loro modo di sentire e di conseguenza nei comportamenti. 
            Se  il leader testimonia uno stato interno di possibilità, di proattività,  di fiducia o ottimismo,  ciò influenzerà positivamente gli stati  interni dei collaboratori.
            Anche  nel modello della Programmazione Neuro Linguistica possiamo vedere in azione  questo processo di creazione di nuove possibilità, attraverso la modalità del  ricalco inconscio, mediante  il quale si rimanda all’interlocutore, per retroazione, con il comportamento, i  comportamenti e le strategie osservate in lui. 
La  testimonianza e il ruolo di modello di riferimento sono condizioni  indispensabili e non sufficienti per la concreta azione di una effettiva  leadership. Per essere un buon modello e creare risonanza il leader deve possedere  e saper esprimere, infatti,  anche le  abilità che sono indispensabili per gestire al meglio i propri stati d’animo ed  emozioni,  per entrare in relazione con  le persone e per guidarle in una direzione positiva per loro e per il sistema  di appartenenza.
            Queste  abilità vanno sviluppate in riferimento a due ambiti: quello personale e quello  sociale/relazionale.
            Le abilità personali riguardano il  comportamento agito dalla persona in una data situazione. Consentono di  scegliere e governare lo stato psicologico, l’atteggiamento : sono i processi  attraverso cui la persona assume la guida di se stesso. Sono le capacità che conducono  alla consapevolezza di sé  e permettono  di gestire se stessi nel migliore dei modi.
            Le abilità sociali/relazionali sono quelle relative  al comprendere, motivare e comunicare con gli altri. Quindi comprendono la  capacità di calibrazione e di giudizio nel lavorare con e tramite le persone.  Sono le capacità che portano a comprendere e  gestire le relazioni interpersonali.
Abilità  e competenze personali
            Possiamo considerare le abilità  personali  sostanzialmente su due aree:  l’area della consapevolezza di sé e l’area della gestione di sé. 
            In particolare consapevolezza di sé significa:
Gestione di sé significa:
Queste abilità sono determinanti  per una completa leadership emotiva e perché il leader possa comprendere a  pieno la sua natura e di conseguenza gestirla.  Senza conoscenza non c’è gestione.           Il leader deve riconoscere  e saper agire sui propri stati interni e  sulle proprie emozioni, soprattutto quelle disfunzionali o paralizzanti, assumendosi la responsabilità della propria  vita, non solo della realtà interiore, ma anche del modo in cui chi lo circonda  riflette tale realtà.  Deve saper  coordinare emozioni e pensiero,  per  avere una vasta gamma di possibilità e ad agire comportamenti adeguati alle  diverse situazioni in cui si trova.  
            Perché il  leader sa che il suo comportamento e le sue azioni sono il risultato di quello  che prova,  crede ed è. 
Abilità  e competenze sociali
            Anche in questo ambito  sono fondamentali  due fattori: la  consapevolezza sociale e la gestione delle relazioni interpersonali
Consapevolezza sociale significa:
Gestione delle relazioni interpersonali significa:
Il  leader è chi sa di essere una guida e come tale di poter influenzare  l’ambiente  che lo circonda,  cogliendone le opportunità esistenti e  trasformando i vincoli  in opportunità  presenti o future. 
            Per  realizzare tutto questo,  è necessario  che il leader agisca comportamenti  che siano  allineati con le proprie convinzioni e i propri valori di possibilità,  proattività,  relazione, ……. 
            Questo  è un elemento fondamentale per ogni effettiva funzione di leadership.  Perché sono i valori e le convinzioni che  supportano le capacità e i comportamenti del leader che possono sostenere il  suo operato. Sono i valori e le convinzioni,  infatti, che costituiscono la cornice entro la  quale avvengono tutte le interazioni umane.   Sono i nostri valori e le nostre convinzioni che determinano il nostro modo  di interpretare e dare significato a fatti e comunicazioni, creando  il livello di motivazione e decidendo quali  specifiche strategie e azioni saranno attuate o rifiutate. 
            E  a loro volta, valori e convinzioni devono essere in sintonia con l’identità del  leader e con la missione di leadership che lo ispira, in relazione a sé e al  gruppo o ai gruppi che guida. Comportamenti, capacità, valori e convinzioni,  identità e missione del leader devono essere in reciproca e allineata  connessione, creando una eccellenza che è qualcosa in più della semplice somma  di elementi diversi che, presi uno per uno, non consentono di creare un impatto  motivazionale ed emozionale sui propri collaboratori e sul raggiungimento dei  risultati voluti.   
In sintesi un “leader emozionale” è colui che capace di conoscere se stesso e gli altri e che riesce in modo congruente a crearsi quelle competenze fondamentali e ad agire quei comportamenti per gestire se stesso e gli altri.
E’  colui che è  consapevole che essere leder  è un fatto di volontà, e che agisce   verso questa direzione, anche modificando vecchie abitudini e acquisendone  di nuove,  se utili per il cammino verso il  risultato.
            E’  colui che è  capace di  proiettare una visione chiara della direzione da seguire, di tenere un  atteggiamento aperto e costruttivo,  di  trasformare qualsiasi tipo di problema in un’opportunità di crescita,  di mobilitare in ogni individuo tutta  l'energia che può esprimere, di costituire un    fondamentale punto di riferimento per gli altri componenti  dell’organizzazione.
            E’  colui che agendo all’interno di un sistema - qualunque esso sia: organizzativo,  politico, militare ecc. -  si sente responsabile  al cento per cento dei risultati che ottiene o che non ottiene dalle sue forme  di comunicazione, consapevole che non esiste comunicazione corretta o  sbagliata, ma che una comunicazione è definita dal risultato che essa ottiene. 
            E’ la  persona flessibile,  disponibile a   variare il proprio comportamento per ottenere  il risultato voluto,  perché quello è il  risultato che vuole.
            E’  colui che è consapevole del suo ruolo e si prende la responsabilità di tale  ruolo,  sapendo che influenza comunque le  parti del sistema e si tratta solo di decidere come influenzarli.
            E’  colui che in un mondo di incertezze e paure percorre strade insolite,  o addirittura “apre” strade nuove, per arrivare a Roma ( Annibale ),  impegnandosi nel ruolo di catalizzatore di  nuovi modi di agire e vivere, come attivatore e facilitatore dei cambiamenti.
            E’  colui che è  capace di  proiettare una visione chiara della direzione da seguire, di tenere un  atteggiamento aperto e costruttivo,  di  trasformare qualsiasi tipo di problema in un’opportunità di crescita,  di mobilitare in ogni individuo tutta  l'energia che può esprimere, di costituire un    fondamentale punto di riferimento per gli altri componenti dell’organizzazione.
            E’  colui che ha la capacità di entrare in sintonia con i collaboratori,  soprattutto sul piano emotivo, perché sa che,   potrà realizzare una leadership virtuosa ed efficace.
            E’  comune l’abitudine di interpretate il leader come un uomo solo che detiene  semplicemente   il potere di decidere.  Unendo un  filo che unisce 2000 anni, potremmo dire che Annibale e Obama, per arrivare a  Roma o alla casa Bianca , hanno testimoniato in pieno che essere leader si  realizza attraverso la creazione di un “noi” autentico e condiviso, che entra  in contatto positivo con le emozioni e la motivazione degli altri e che apre la  possibilità di incidere sulla realtà verso il raggiungimento dei risultati  voluti.     
    
Bibliografia
              J.O’Connor, Il  libro del leader,  Ecomind
              R.B.  Dilts, Leadership e visione creativa,   Guerini e Associati
              D.  Goleman, Intelligenza emotiva, Rizzoli
              D.  Goleman, Lavorare con l’intelligenza  emotiva, Rizzoli
              D. Goleman, R.E.Boyatzis, A.  McKee, Essere leader, Rizzoli
              Anna  Maria Megna, Leader e cambiamento. Emozioni, risorse,  limiti, confini, Strategie. Rivista Italiana di Programmazione Neuro  Linguistica”, n. 3