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L’utilizzo dell’ipnosi ericksoniana in odontoiatria

di Fabio Tamanza



L’interesse dei professionisti nel campo odontoiatrico per l’ipnosi e le discipline come la Programmazione Neurolinguistica che si occupano di studiare i processi di interazione degli esseri umani, va aumentando proporzionalmente al rendersi conto da parte di questi che una buona preparazione tecnica non è sempre sufficiente a far si che il paziente sia soddisfatto dell’operato del professionista.

Quello che i pazienti richiedono sempre di più al medico dentista, per decidere di affidarsi definitivamente a lui, è la capacità di comprendere le loro reazioni di ansia e paura, in modo da indurre, col proprio comportamento, la tranquillità necessaria ad affrontare le spiacevoli manovre che la terapia richiede. Ancora, i pazienti richiedono al professionista di essere motivati ad intraprendere, per il ripristino di una corretta funzione orale, cure a volte lunghe, disagevoli e costose.

Così l’odontoiatra ha cominciato a rendersi conto che non può più affidarsi soltanto alle abilità tecniche per allargare e consolidare una clientela soddisfatta delle sue prestazioni, ma di dover sviluppare anche capacità che riguardano un corretto approccio relazionale e il trattamento delle innumerevoli forme psicosomatiche relative alla sfera orale e temporo-mandibolare.

Per comprendere in che modo l’ipnosi di tipo eriksoniano rivesta estrema importanza nell’ambito odontoiatrico bisogna considerare che questa, a differenza dell’ipnosi classica di tipo direttivo, è essenzialmente una comunicazione di idee effettuata in forma tale da rendere l’altro estremamente ricettivo a ciò che gli si presenta in modo tale da motivarlo ad indagare le potenzialità del suo corpo e della sua mente per il controllo delle sue risposte e del suo comportamento sia a livello psichico che fisiologico.

L’ipnosi ericksoniana è dunque una splendida metodologia per far accedere l’altro ad una quantità impensata di risorse positive che si considera essere già presenti in lui.
All’interno di questo modo di considerare l’ipnosi, non è contemplato l’apprendimento di strategie di condizionamento dell’altro, ma solo l’acquisizione da parte del professionista di abilità atte a preparare nei pazienti il terreno adatto all’inseminazione di proposte di cambiamento o di motivazione o di superamento di limiti specifici.

Come medico l’odontoiatra non deve mai dimenticare che ha a che fare con esseri umani di cui è tenuto a rispettare, comprendere e, con l’ipnosi ericksoniana, anche a trattare, ansie, paure, tensioni, somatizzazioni, senza per ciò dimenticare di far rispettare con tranquilla fermezza la propria professionalità.

Proprio per questo l’apprendimento dell’ipnosi ericksoniana non si ferma all’ acqisizione di tecniche per lo sviluppo di un proficuo rapporto medico-paziente, di trance profonde, che consentano lo sviluppo dei fenomeni di analgesia e anestesia o il trattamento di disturbi psicosomatici ma prevede anche l’acquisizione di strumenti atti all’ottimizzazione delle abilità tecniche del professionista, della gestione delle sue tensioni ed emozioni sia in relazione ai pazienti che al personale paramedico che ai colleghi, della capacità di porsi e realizzare obiettivi in ambito lavorativo e privato.

L’ipnosi ericksoniana all’interno della cornice più vasta della Programmazione neurolinguistica, è una disciplina che deriva dallo studio delle modalità di approccio al paziente di quel grande psichiatra che fu Milton H. Erickson.

Alcuni suoi diretti allievi come Jay Haley, Ernest L. Rossi, Jeffrey K. Zeig, e Richard Bandler e John Grinder, gli ideatori appunto della Programmazione Neurolinguistica, hanno studiato e reso trasferibili, a chiunque voglia usufruirne, le sue peculiari e magicamente efficaci modalità di approccio e modelli di intervento.

“Tutta l’opera di Milton H. Erickson dimostra che l’ipnosi attende solo chi sappia usarla con fantasia, creatività e senza pregiudizi, per rivelarci dimensioni insospettate e affascinanti nell’indagine dei fenomeni psichici e nelle applicazioni terapeutiche.”

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